Sono gli azzurri della Nazionale in partenza per le Paraolimpiadi di Sochi, in programma dal 7 marzo. E in questi giorni si stanno allenando sulle nevi di Prato Nevoso. Cinque atleti che parteciperanno ai Giochi per disabili in una specialità che per la prima volta si affaccia alle Olimpiadi invernali dedicate ai disabili: lo snowboard.
“La scelta di Prato Nevoso come trampolino di lancio delle Paraolimpiadi è motivo di immenso orgoglio per noi– commenta l’amministratore della Prato Nevoso Ski, Gianluca Oliva-. E’ un risultato straordinario che la nostra stazione raggiunge dopo anni di attenta programmazione a favore dell’universo disabilità”. Sul campo da due anni
c’è anche un’associazione ad hoc, “Discesa Libera”. E che si prefigge di far sciare i disabili nella Conca di Prato Nevoso, fornendo a tutti gli strumenti necessari per la discesa in piena sicurezza.
Lorenzo Repetto ne è il presidente: “Mettiamo a disposizione di chi ne fa richiesta -e del tutto gratuitamente- il “guscio”, ovvero una sedia speciale capace di “contenere” la persona, disponibile sia per gli adulti che per i più piccoli. Gli ipovedenti invece possono disporre di un accompagnatore selezionato tra i maestri di sci della Snow Accademy”. Tra i maestri, infatti, alcuni hanno specifiche competenze in materia di disabilità. “Il che rende Prato Nevoso –aggiunge Repetto- una stazione certamente all’avanguardia nell’universo degli sport invernali per disabili”.
Non a caso proprio Prato Nevoso è stata selezionata per i campionati nazionali invernali disabili che si terranno qui dal 23 al 30 marzo con specialità che spazieranno dallo Sci alpino a quello nordico e allo snowbord. Ma l’arrivo della Nazionale azzurra della tavola a Prato Nevoso è stato filmato anche dalle telecamere della trasmissione di Italia 1, Lucignolo, che domenica manderà in onda un servizio dedicato alla preparazione degli atleti. “Ragazzi dalla carica umana straordinaria –conclude Oliva- capaci di trasmettere un amore autentico per lo sport che va ben oltre la loro disabilità”. A riprendere i ragazzi della Nazionale c’era Mimmo Lombezzi di Lucignolo: “Ho raccolto storie bellissime e piene di amore per la vita. Molti di loro mi hanno spiegato che lo sport è stato un modo per non sentirsi doppiamente “paralizzato”, magari dopo un incidente o una malattia terribile, dalla propria famiglia che in situazioni come queste tende, comprensibilmente, a fare quadrato intorno ai propri cari. Conoscere dal di dentro la loro disabilità è stata un’esperienza umana fortissima”.