Un sindaco oriundo sudamericano, un manipolo di allevatori coraggiosi, un piccolo caseificio e un negozio comunale. Su questi soggetti si fondano le speranze di sviluppo della nascente filiera che fa capo alla “pecora con le corna”, la montanara Frabosana-Roaschina. Il progetto è stato tenuto a battesimo lo scorso weekend durante la 23esima edizione della Mostra dedicata a questa razza autoctona che ha in Roaschia la sua capitale alpina.
Una sfida ai limiti dell’impossibile, considerata l’esiguità del patrimonio rappresentato da questa antica razza rustica, circa 3 mila capi iscritti al Registro anagrafico e distribuiti dalle Alpi monregalesi alla val Pellice. Ma l’entusiasmo dei promotori, sorretti dall’Arap (l’associazione allevatori del Piemonte) si avvale di sponsor illustri: l’assessore regionale alla Montagna Alberto Valmaggia, la parlamentare Chiara Ghibaudo originaria di queste parti, il neo presidente della Fondazione CrC Gianni Genta oltre ai vertici delle istituzioni locali oggi comprese nell’Unione dei Comuni.
Il sindaco di Roaschia, ingegner Bruno Viale, tornato dal Venezuela dove la sua famiglia si era trasferita dalla val Gesso negli anni ’50, ha le idee chiare. “Il nostro paese vive storicamente su due realtà: la pastorizia e le cave. L’attività estrattiva ha assunto una dimensione industriale e segue il suo corso. I pastori di Roaschia per secoli hanno percorso le vie della transumanza, lasciando il paese a settembre per recarsi nella pianura padana con i loro greggi fino a San Giuseppe, quando ripartivano per tornare sulle Alpi. Non possiamo disperdere questa storia, che è il nostro dna e la nostra forza. Dobbiamo attrezzarci, e già lo stiamo facendo”.
La prima mossa ha riguardato la nascita di un caseificio aziendale, in cui il prezioso latte della pecora Roaschina viene trasformato nelle specialità locali, soprattutto Sola e Seirass. Per assicurare uno sbocco alla vendita, è stato aperto un negozio di alimentari comunale, al piano terra del municipio. Passi modesti e misurati, così com’è nella tradizione locale, che muovono comunque la scena e possono essere da stimolo per i giovani del paese che vogliono continuare il mestiere dei padri allevatori.
Per dare ulteriore peso all’iniziativa della filiera, sabato scorso è stato attivato il “Presidio di Slow Food” mirato alla razza Frabosana-Roaschina, un altro passo che garantisce visibilità e proiezione futura.
Restano alcune questioni aperte. I pastori devono poter contare sugli alpeggi, troppo spesso occupati da possessori di “titoli” che con le pecore e più in generale con la monticazione – intesa come pratica zootecnica – hanno poco o nulla a che fare. E c’è il problema dei predatori, a cominciare dal lupo, che costituiscono una minaccia reale. Al riguardo gli allevatori hanno trovato un alleato d’eccezione nel nuovo presidente del Parco che va dal Marguareis alla val Gesso, Paolo Salsotto, comandante regionale del Corpo forestale. Salsotto ha detto a chiare lettere che per lui “davanti a tutto ci sono gli uomini che in montagna vivono e lavorano” e quindi metterà in atto “tutte le tutele del caso”.
Per finire in bellezza, la giornata che ha segnato la svolta della Roaschina ha visto Elio Ragazzoni esponente dell’Onaf (l’associazione degli assaggiatori di formaggi) guidare la degustazione di alcune chicche casearie derivate dalle pecore con le corna. “Non potendo fare quantità – ha ribadito Ragazzoni – fate bene a puntare sulla qualità di un prodotto unico e marchiato che sappia conquistare il consumatore”.