L’Amministrazione Provinciale ha diffuso i dati relativi al 2013 per quanto concerne le morti in seguito agli incidenti stradali. Nell’anno appena concluso, 48 persone nella provincia Granda hanno perso la vita. Si tratta del miglior dato possibile; si consideri, infatti che solo quindici anni fa, i decessi erano stati il triplo. Sia nel 2011 sia nel 2012 morirono sulle strade 51 persone mentre il primo dato inferiore a 100 risale al non lontano 2005.
La presidente Gancia ha commentato: “Mai tanto pochi: motivo in più per andare avanti, rispetto ad una partita in cui la posta in gioco è la più alta in assoluto, la vita umana”.
Tra i fattori che hanno concorso al risultato, secondo la presidente Gancia… “la crescita della sensibilità sociale, grazie all’impegno corale di scuole e istituzioni, volontariato e Chiesa in una battaglia civile che giustamente coinvolge l’impegno di diversi attori intorno ad un obiettivo sacrosanto quale la salvaguardia di vite umane”.
La presidente Gancia sottolinea inoltre i miglioramenti infrastrutturali (“negli ultimi dieci anni sono stati aperti al traffico circa 50 chilometri di percorso autostradale in più, mentre anche oltre 200 incroci sono stati messi in sicurezza dalla Provincia con la realizzazione di rotatorie, ben più sicure delle intersezioni a raso”), così come gli interventi del legislatore, attraverso l’introduzione della patente a punti, e delle stesse forze dell’ordine alle quali la presidente Gancia esprime la sua gratitudine “per come nella Granda hanno saputo interpretare con efficacia il proprio ruolo, in chiave di prevenzione prima ancora che di repressione”.
La Gancia invita tuttavia a non abbassare la guardia visto che si tratta di “Una partita ancora aperta, una battaglia di civiltà alla quale una Provincia civile come la Granda non può né vuole sottrarsi”.
La presidente della Provincia conclude ricordando “il fronte tuttora aperto della Asti-Cuneo, che ho personalmente sollecitato al Ministro Lupi: il nostro è un territorio ampio e privo di centri metropolitani, nel quale il ricorso agli oltre 3000 chilometri della rete viabile provinciale è stato troppo spesso e troppo a lungo una strada obbligata, in mancanza di collegamenti adeguati. Una situazione che solo in parte è stata invertita e che non possiamo più in alcun modo accettare”.