La sfida è affascinante. Dopo Cagliari, Lecce, Perugia, Siena e Ravenna (2015), Mantova (2016), Pistoia (2017), Palermo (2018) e Matera (2019), Cuneo nel 2020 potrebbe essere la “Capitale Italiana della Cultura” e vedere riconosciuto il proprio modello di incontro fra un sistema culturale che sta prendendo sempre più consapevolezza delle potenzialità offerte da un territorio ricco di spunti e da un’offerta turistica in costante crescita.
Cultura è conoscenza. Il territorio cuneese ha un patrimonio culturale, sia materiale che immateriale, in molta parte da scoprire o ri-scoprire che può attrarre un vasto pubblico, sia locale che nazionale, a cui presentarsi con eventi culturali alla portata di tutti, con una ricaduta positiva in tutti i settori: economico, sociale, turistico, infrastrutturale, come ampiamente dimostrato da altre città simili che hanno creduto e investito in progetti di questa portata.
Cuneo e le sue vallate alpine ricche di tradizioni popolari, la cultura occitana transfrontaliera con una lingua che ci accomuna a un territorio che arriva fino ai Pirenei, la sua storia di città militare in continua difesa, la pianura agricola che la collega alle Langhe, le tradizioni popolari e contadine, la musica e le danze tipiche, l’enogastronomia rappresentata dai prodotti di grande eccellenza apprezzati in tutto il mondo e le altre città “sorelle”… Sono solo alcuni dei temi che, facendo emergere l’aspetto identitario e l’orgoglio locale cuneese coniugato con una nuova visione nazionale ed europea, rientreranno nelle linee di indirizzo per costruire il progetto culturale che dovrà essere redatto entro il 15 settembre e presentato al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, all’esame di una giuria di esperti di chiara fama nel settore della cultura, delle arti e della valorizzazione territoriale e turistica.
L’iniziativa, partita mesi fa da un comitato promotore fondato da cinque privati cittadini cuneesi, fortemente convinti delle potenzialità di un’occasione come questa per dare un nuovo impulso alla crescita della città, entra ora nel vivo della progettazione. Lo scorso martedì 30 maggio è stata inviata, nei termini previsti dal bando del MiBACT, la lettera di manifestazione di interesse che avvia ufficialmente la procedura di candidatura e si dovrà ora costituire il Consiglio direttivo che lavorerà per tutta l’estate sul progetto, in competizione con le altre 45 città italiane candidate.
Investire in arte, istruzione, beni culturali e ricerca porta sempre e soltanto vantaggi. Le ricadute saranno sempre maggiori delle spese, perché offrono conoscenze per valorizzare un patrimonio da conservare e stimoli per innovare, per trasformare con creatività. Cuneo ha lavorato molto negli ultimi anni in questo senso, rinnovandosi profondamente, a partire dal suo centro storico, con un processo non solo fisico ma anche di pensiero, con grandi investimenti economici che continueranno ancora nei prossimi anni. Il percorso è tracciato e in questo solco si dovrà lavorare, immaginando una progettazione che veda integrati pubblico e privato in una concreta sinergia per un reale patto per lo sviluppo territoriale.
“Crediamo fortemente in questa candidatura, come grande occasione per Cuneo. Il riconoscimento di ‘Capitale italiana della cultura’ deve essere visto come un trampolino di lancio e non come un punto di arrivo, un’occasione reale di crescita e trasformazione della città per entrare nel circuito turistico e culturale nazionale seguendo il modello che già altre città hanno sperimentato, stimolando l’educazione e il coinvolgimento nell’arte e nella cultura, perché tutte le persone sono creative, ma è necessario educare alla creatività” afferma Andrea Borri, presidente del Comitato promotore.
Candidare Cuneo, già una capitale delle Alpi, a Capitale italiana della Cultura significa iniziare un percorso di progettazione non solo culturale, ma anche di valorizzazione delle periferie, dei quartieri e del territorio provinciale, che non può prescindere dalla creazione di una rete di soggetti sostenitori con il loro importante valore propositivo. Significa dare una vision e creare un brand per Cuneo e tutto il suo territorio. Cuneo, a differenza di altre città, non ha un problema di riconversione funzionale, ma deve puntare con decisione a dotarsi di etichetta di “città culturale” a partire dal riconoscimento della cultura come processo di investimento, sia personale che comunitario e dalla presa di coscienza delle grandi ricchezze e peculiarità già presenti su questo territorio, per consolidare meccanismi virtuosi che rimangano patrimonio della città, al di là del risultato della candidatura.
La sfida è ambiziosa. Le potenzialità reali e concrete.