Allevatori formato Piemonte: parla il presidente ARAP, Roberto Chialva

Nate negli Anni Cinquanta, con l’entrata in vigore della famosa legge 126 che affidava al ministero dell’Agricoltura la delega per il miglioramento genetico, le Associazioni degli allevatori compiono nel 2015 un ulteriore passo avanti verso la regionalizzazione. Il Piemonte è all’avanguardia nel ridisegno dell’organizzazione, e già guarda alla tappa finale – programmata per il 2016 – quando ci sarà la fusione per incorporazione delle varie Apa nell’Arap. Ne parliamo con Roberto Chialva, figura storica del sistema allevatoriale che in veste di presidente regionale (oltreché dell’Apa cuneese) sta dando impulso alla realizzazione del nuovo assetto.

Una sfida difficile, bisogna risparmiare e garantire nel contempo più efficienza e qualità nei servizi ai soci.

“E’ un lavoro impegnativo perché dietro lo slogan spending review, vale a dire la riduzione dei finanziamenti pubblici con punte fino al 50% delle risorse, si è dovuto affrontare una significativa rimodulazione organizzativa e una importante contrazione dell’organico, in particolare per le realtà territoriali con un patrimonio zootecnico più contenuto”.

Come state operando?

“Il nostro percorso è sempre stato caratterizzato dalla ricerca del miglioramento della competitività a tutti i livelli, dalla struttura tecnica, all’erogazione dei servizi, alle aziende degli allevamenti associati. Questo già agli albori, quando i mercati richiedevano prevalentemente l’incremento delle quantità delle produzioni, sia successivamente rispondendo alle richieste dei consumatori orientati verso gli aspetti qualitativi, con richieste specifiche in termini di sicurezza e tracciabilità delle produzioni stesse, tutela del benessere e della sanità animale, rispetto del territorio e contenimento dell’impatto ambientale”.

Doveste darvi una pagella?

“Gli interventi attuati in questi anni hanno dato risultati che sono sotto gli occhi di tutti, assicurando una buona redditività agli stanziamenti pubblici. Mi riferisco alla diffusione della fecondazione artificiale, al miglioramento degli indici genetici, alla recente introduzione della selezione genomica, al piano di lotta all’ipofertilità, agli interventi di assistenza specialistica, alle sinergie con le cooperative di commercializzazione”.

Quali sono le prossime mosse dell’Arap?

“Completata la riorganizzazione con la salvaguardia dei posti di lavoro (129 unità operative delle quali 22 a tempo parziale) ci avviamo a una fase che chiamerei dello sviluppo e della differenziazione dei servizi, della formazione del personale, dell’introduzione dell’innovazione tecnologica e della ricerca applicata in collaborazione con le istituzioni, l’università e le filiere interessate”.

Il nuovo sistema è attrezzato per superare l’attuale, prolungata fase di crisi?

“Credo che la nostra associazione sia oggi più forte e abbia le carte in regola per concorrere da protagonista al rafforzamento delle piccole e medie imprese zootecniche, contribuendo alla tanto sospirata crescita dell’economia piemontese”.